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Internazionalizzazione delle imprese: proposte per una strategia

La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, nella riunione del 24 marzo, ha approvato un "documento di posizionamento strategico in materia di internazionalizzazione delle imprese". Si riporta di seguito il testo integrale (pubblicato anche nella sezione "conferenze" del sito www.regioni.it ).
Documento di posizionamento strategico in materia di internazionalizzazione delle imprese Per le materie che qui rilevano (Commercio con l'Estero e sviluppo economico), la riforma costituzionale in itinere del Titolo V prevede che il Commercio con l'Estero venga ricondotto alla competenza esclusiva dello Stato centrale (art. 117, lett.q), mentre alle Regioni spetterebbe la competenza esclusiva in materia di organizzazione in ambito regionale dei servizi alle imprese e di promozione dello sviluppo economico locale (Art. 117, 3 co).
Se è unanimemente condivisa la necessità di mettere mano al Titolo V della Costituzione, con riguardo a tali materie, è altrettanto opp01tuno promuovere una attenta riflessione sulle modalità di attuazione della riforma.
Di seguito alcuni dati a supporto della necessità di puntare al rafforzamento dei meccanismi esistenti volti alla razionalizzazione della governance del sistema, più che ad intervenire con modifiche all'impianto istituzionale vigente, almeno con riguardo alle tematiche dell'internazionalizzazione delle imprese e dello sviluppo locale. Le Regioni da sempre hanno rivolto una forte attenzione alle funzioni di governance e programmazione delle politiche. In questo senso si rilevano specifiche leggi per l'internazionalizzazione (Marche, Liguria, Veneto, Lazio, Puglia e Toscana) e numerosi piani programmatici, sia pluriennali che annuali. Accanto a questo dato, è importante sottolineare la totale assenza di contenzioso, in questo settore, davanti alla Corte Costituzionale, dato confermato anche dai rapp01ti sulla giurisprudenza costituzionale. Ciò a dimostrazione che le Regioni hanno mantenuto la loro sfera di intervento in un ambito delimitato e circoscritto alla funzione di valorizzazione economica del proprio territorio, senza pretese di intervenire in tale materia in competizione con lo Stato centrale.
Con questo non si vuole dire che non vi siano criticità o elementi che inducano a ritenere efficace il sistema vigente, ma solo che un approccio volto a re-settare esclusivamente le competenze regionali in materia sia molto riduttivo per un Paese che si presenta all'estero con competenze fortemente frammentate e con numerosi attori ed enti operativi (Agenzia ICE, SACE, SIMEST, ENIT ecc) che solo di recente hanno trovato sintesi e un plus di coordinamento nell'ambito della Cabina di Regia Nazionale copresieduta dai due principali Ministeri interessati (MISE e MAECI). Tra l'altro, le Regioni hanno riservato una grande attenzione al sostegno all'internazionalizzazione, per promuoverla come strategia di competitività delle imprese, anche perché diversi studi confermano che i processi di internazionalizzazione hanno delle ripercussioni positive in termini di successo per le imprese come possibile sbocco sui mercati esteri in modo anche di affrontare gli effetti negativi della crisi economica e aumentare le capacità competitive delle stesse.
L'approccio all'internazionalizzazione da parte delle Regioni mostra quindi una maturazione con un'attività eterogenea che risulta necessaria per adattarsi alla specializzazione produttiva dei territori di riferimento. Negli ultimi anni, inoltre, si è assistito ad un forte impegno delle Regioni nel bilanciare, con proprie risorse e strutture, l'indebolimento delle attività promozionali in passato gestite e indirizzate dall’ICE e venute meno dal la paventata sua soppressione.
Per il sostegno delle imprese nelle politiche di internazionalizzazione le Regioni hanno, infatti, stanziato oltre 164 milioni di euro nel biennio 2013-2014 (Cfr. dossier Segreteria della Conferenza delle Regioni dicembre 2015), a fronte di una quota di parte statale che solo di recente con la previsione del Piano Made in ltaly (art. 30 del DL 133/2014) ha subito un notevole incremento rispetto ai fondi del passato, attestandosi solo nel 2015 a 140 milioni di euro (Programma attuativo Agenzia ICE).[...]

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